La crisi di governo diventa istituzionale

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La cattolicissima Irlanda volta pagina: il referendum popolare introduce l’aborto così come tre anni fa era stato approvato il matrimonio omosessuale: il primo ministro Leo Varadkar, impegnato nella campagna per il sì, ha twittato che si sta scrivendo la storia del futuro. Il premio Nobel per la letteratura, sospeso per le note vicende scandalistiche all’interno della commissione che attribuisce il prestigioso riconoscimento, potrebbe essere rinviato anche il prossimo anno: lo ha annunciato il direttore della fondazione Heikensten alla radio pubblica svedese, spiegando che prima di nuove assegnazioni dovrà essere recuperata la fiducia nell’accademia o almeno la prospettiva di ritrovarla in un grado sufficiente. Matteo Orfini fa autocritica per il Partito democratico, che ha perso per non aver saputo imporre un’agenda e un racconto del paese, giocando invece su un campo disegnato dagli avversari. Giuseppe Conte parla per un’ora e mezzo con Sergio Mattarella che non condivide la nomina di Paolo Savona a ministro dell’economia, fortemente voluta da Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Se la Lega e il Movimento ritengono irrinunciabile questa scelta e il veto presidenziale perdura, rimangono due sole vie: o il capo dello stato cede e accetta la designazione o altrimenti nomina un governo che cadrebbe subito dopo sotto il maglio della sfiducia parlamentare, determinando conseguenze che a quel punto ricadrebbero sulla responsabilità esclusiva del primo cittadino della repubblica. Leggendario Chris Froome che al giro d’Italia compie un’impresa epica che ricorda Coppi, Merckx e Pantani: tra salite e discese affrontate con audacia e coraggio strappa la maglia rosa a Simon Yates e la conquista per la prima volta nella sua carriera; adesso si avvia alla vittoria finale dopo una fuga solitaria di ottanta chilometri: gli resta soltanto il tappone alpino da Susa a Cervinia e la passerella finale nel centro di Roma.

Lillo S. Bruccoleri