Incerta l’elezione di Erdogan

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Nel secondo anniversario della Brexit, migliaia di persone, centomila secondo gli organizzatori, scendono in piazza a Londra per rimettere in discussione la uscita dall’Unione europea attraverso un secondo referendum sull’esito delle trattative con Bruxelles a prescindere dai contenuti. Tra i manifestanti un reduce di guerra di novantasei anni e la giovane imprenditrice Gina Miller che aveva tentato di riportare la questione in parlamento; assente il leader laburista Jeremy Corbyn. Elezioni politiche anticipate in Turchia,dove sono chiamati alle urne 59 milioni di elettori, di cui tre all’estero, per eleggere il presidente e i deputati al parlamento: dopo quindici anni di dominio incontrastato, Recep Tayyip Erdogan punta alla rielezione; questa però non è del tutto scontata se il socialdemocratico Muharrem Ince imponesse il ballottaggio. Sono salite a sedici le adesioni al minivertice di Bruxelles che affronta oggi il problema migratorio; si parla di cacofonia europea mentre si inaspriscono i rapporti tra Francia e Italia per le diverse interpretazioni del fenomeno e per le soluzioni da adottare; Macron, in particolare, definito arrogante dal vice premier Matteo Salvini,insiste per l’accoglienza dei profughi e l’espulsione dei migranti economici. Il segretario alla difesa James Mattis annuncia la sospensione da parte degli Stati Uniti di alcune esercitazioni militari nella penisola coreana; a Seul muore per complicazioni dovute alla età il novantaduenne ex premier Kim Jong-pil, due volte primo ministro e fondatore dei servizi segreti. Scampa a un attentato il presidente dello Zimbabwe Emmerson Mnangagwa, uscito illeso dallo stadio di Bulawayo dove un’esplosione ha provocato solo qualche ferito tra cui alcuni funzionari; Mnangagwa lo scorso novembre era subentrato a Robert Mugabe che per trentasette anni aveva mantenuto il potere in un paese ridotto sotto la soglia della povertà nonostante le sue notevoli risorse minerarie.

Lillo S. Bruccoleri