Un sogno

379

Mentre ch’er pupo frulla cor penziero
appresso ar verzo d’una filastrocca,
se strigne in braccio a nonna, poi s’abbiocca
e acquieta er propio spirito gueriero.

La notte sorte da uno scrigno nero;
l’eco d’una campana che spatocca
s’intrufola nell’aria e, dove imbocca,
spezza un silenzio intinto ner mistero.

Ma er tempo ingrato sloggia le staggione:
un attimo presente è già passato;
sfiorisce un sogno, sboccia un’illusione.

Er celo stigne e se rifà turchino,
un antro giorno illumina er creato
che gioca a moscaceca cor destino.