Er Giro visto da Gigi

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Avemo intervistato l’ex ciclista e opinionista de Rai Sport Luigi Sgarbozza pe ’n suo commento sur Giro d’Italia che s’è da poco concruso. Tocca perdonallo si risponne ner dialetto nazionale, ma prima o poi dice che se convertirà a la lingua de Roma nostra.

Domanna. «Inzino a ieri li favoriti ereno Isaac Del Toro e Richard Carapaz. Se l’aspettava la vittoria de Simon Yates»?

Risposta. «No, è stata una sorpresa. Yates si è tenuto nascosto per quasi tutto il giro; poi alla penultima tappa c’è stato uno stravolgimento incredibile. Del Toro era convinto di vincere e anche Carapaz.

La strategia della squadra di Yates è stata di mandare avanti “in fuga dalla partenza” Wout van Aert, per fare insieme con Yates gli ultimi chilometri, i più duri e difficoltosi della tappa per le notevoli salite. Van Aert ha aspettato Yates, è stato ripreso dieci chilometri dall’arrivo, l’ha trainato, mettendosi avanti, quello che sta avanti prende il vento e fatica di più, negli ultimi cinque chilometri Yates ha spinto al massimo delle sue forze e ha vinto.

Yates è partito quando dovevano partire anche Carapaz e Del Toro: loro due si controllavano, ma non avevano più forza. Quando Yates l’ha capito, via! Da lì ha potuto vincere. Anche sei anni fa fece un grande giro, ma crollò nelle ultime due tappe. Io stavo in Rai e queste cose me le ricordo tutte».

«Giulio Pellizzari e Isaac Del Toro pareno le giovani rivelazioni de sto giro d’Italia. Che me dice»?

«Del Toro sicuramente. Pellizzari è partito con la squadra, ma il capitano era Roglic che era uno dei favoriti alla vittoria in partenza, ma è crollato a metà giro e si è ritirato. Pellizzari è l’astro nascente, è giovane, è il futuro del ciclismo italiano; sicuramente ci darà delle grandi soddisfazioni».

«Ma Pellizzari poteva vince»?

«No, è arrivato sesto in classifica; finché c’è stato Roglic, è stato sempre lì ad aiutarlo, gli stava avanti e chi sta dietro fatica il trenta per cento in meno rispetto a chi è avanti. Gli ha fatto da “gregario”. Se avesse corso senza aiutare Roglic sarebbe arrivato nei primi tre. Sarà il prossimo italiano a vincere il Giro d’Italia o di Francia, tra un anno o due».

«Lei ha corso ne l’istessa squadra der famoso Eddy Merckx ne l’anni sessanta. Che differenza c’è co l’attuale Giro d’Italia, sia come organizzazione che come gara»?

«Merckx è un grande, ho corso soltanto cinque anni perché ho smesso subito. Negli anni in cui correvo io il ciclismo non era come quello attuale: allora c’erano i “gregari” che dovevano spingere i capitani e spesso questi si attaccavano all’anca del gregario per risparmiare forze. Allora su tante scorrettezze chiudevano un occhio: ovviamente le facevano di nascosto.

Tutti i campioni degli anni quaranta, cinquanta e sessanta andavano a spinta. Nelle squadre c’erano dieci o quindici corridori; adesso ce ne sono almeno trenta: le corse sono tantissime. Oggi è un’altra realtà, un ciclismo internazionale, un ciclismo vero. Se avessi vent’anni sarei anche io vincente».

«Er problema der doping»?

«Non esiste da più di vent’anni. I ciclisti sono controllati: fanno cure naturali, ma non fanno uso di doping».

«Come è principiata la sua cariera in Rai»?

«A cinquant’anni mi chiama Giorgio Martino, cronista sportivo della Rai dell’epoca; mi dice che stava trasmettendo il giro di Spagna su Euro Sport e mi chiede se posso fare l’opinionista. Mi sente Mario Giobbe, direttore di Rai Sport di quel periodo: mi fa i complimenti ed un contratto di sei mesi come opinionista. E dopo i sei mesi sono rimasto in Rai».

«Visto er successo de l’arivo der Giro d’Italia a Roma (ricordamo la concrusione domenica ner suggestivo Circo Massimo) pensa che er prossimo giro se chiuderà sempre a Roma»?

«Sì. Questo Giro è stato bellissimo ed anche la conclusione per quanto inaspettata».

«Er favorito vincitore der prossimo Tour de France è Tadej Pogacar. È d’accordo»?

«Sì, vincerà lui: è il più forte in assoluto; quando finirà la carriera sarà forte come Eddy Merckx che ha vinto cinque Giri d’Italia e cinque Tour de France».

«Sappiamo che lei era amico de Gino Bartali, famoso ciclista der passato: ce pò ariccontà quarche aneddoto»?

«Sì, avevo casa a Santa Cruz, zona Circeo; Bartali alloggiava spesso in un albergo vicino; ci ha presentati un amico in comune. Siamo diventati amici e passavamo le domeniche insieme. Bartali era un mito all’epoca come Coppi, ma aveva anche un bel carattere solare e positivo. Ci siamo frequentati per almeno dieci anni e ci siamo fatti tante risate».

Er ciclismo è ’no sport bellissimo: prima de l’anni sessanta era amato da tutti, era popolare; poi è stato sostituito dar calcio e questo un po’ ce dispiace. Ma è sempre ’no sport che ce regala tante emozioni.

Caterina Zonno

Ne la foto: Luigi Sgarbozza detto Gigi

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